ITA: Così nello sfavillio di un momento racconta della frantumazione di una memoria in una miriade di ricordi.
Spesso quando ci troviamo in un luogo, ce ne viene in mente un altro. Quando si è di fronte ad un luogo non conosciuto un gruppo di neuroni chiamati “place cells” genera una mappa neurale che permette di riconoscere quel luogo ogni volta che ci si trova. Così le caratteristiche spaziali vengono memorizzate, rendendolo noto e familiare. Se però ci si imbatte in un luogo molto simile a quello già in precedenza visitato, avviene una sorta di sovrapposizione di mappe che porta ad uno stato di confusione tra le due, quasi come se non esistessero distinzioni tra i due luoghi. Questo mi ha portata a riflettere sul significato di analogia e di confine, su cosa voglia dire spazio, perdersi. Il desiderio è quello di non seguire la geometria della geografia, sapendo che essa è ambigua e che l’archetipo che si trova dietro la costruzione delle mappe cela un bisogno di contenerla, un bisogno che non è solo geopolitico, ma anche emotivo.
Le mappe consolidano retoricamente un territorio, in modo molto diverso si muovono le stratificazioni emotive, simboleggiando un ordine che si regge, in equilibrio instabile, sul divenire.
Il lavoro è stato esposto nella personale Una geografia personale, a cura di Niccolò Fano presso LO.FT a Lecce nel 2018 e per Langhe Photo Festival a Neive con un'installazione all'aperto nel 2023.
EN: Così nello sfavillio di un momento is about memory and the perception of space. Memory consists of fragments of recollections.
On meeting a new place, a group of neurons called “place cells” generates a neural map that allows you to recognize that place each time you return. Thus the spatial characteristics are memorized, making it become familiar. However, if you come across a place very similar to the one previously visited, a kind of overlapping of maps occurs, that leads to a state of confusion between the two, almost as if there is no distinction between the two places. As a result I am prompted to reflect on the meaning of analogies and boundaries, on what space means and on orientation. The desire is not to follow the unreliable geometry of geography, knowing that behind the construction of maps is hidden an inner need to contain it, a need that is not only geopolitical but also emotional.
Maps rhetorically consolidate a territory, while the emotional layers move in a very different way, symbolizing an order that stands on an unstable changing equilibrium.
The work was exhibited in the solo show Una geografia personale, curated by Niccolò Fano at LO.FT in Lecce in 2018 and within Langhe Photo Festival in Neive in 2023.